Sovranità, leaderismo e populismo
Una delle più subdole perversioni delle democrazie contemporanee risiede in una errata concezione del concetto di sovranità popolare o nel tentativo esplicito di manipolarla in chiave antidemocratica. Il richiamo alla sovranità viene, infatti, usato e abusato sia da destra che da sinistra. Da destra, la sovranità serve a legittimare l’imperio del leader, “unto del Signore”, unico interprete della sovranità popolare o titolare di un mandato assoluto, in forza di una precedente vittoria elettorale di carattere plebiscitario. Da sinistra, serve a legittimare l’imperio del popolo in quanto tale, o la superiorità dell’assemblearismo rispetto ad altre forme di decisione. Quest’ultima tradizione, a fronte della difficoltà di individuare il popolo – la destra, infatti, ha le idee più chiare: il popolo coincide con il Volk, la “comunità etnica di sangue” – ha storicamente declinato la sovranità in modo variegato. I Sessantottini, appunto, lo identificavano con il metodo assembleare, Marx con i “proletari”, in opposizione al sottoproletariato e ad i contadini senza coscienza di classe, Lenin nell’Avanguardia, secondo una tradizione propria del giacobinismo francese che vuole che l’azione politica si faccia in nome del popolo, ma non dal popolo direttamente poiché esso è incapace di determinare veramente cosa è il bene comune. Soprattutto il […]