De Magistris-Pd, come si vincono (o perdono) le elezioni
La sinistra tafazziana che si divide è un leit motif della storia italiana. Dividersi per perdere. Dividi et impera, dicevano i romani: ma per dividersi, a sinistra, non serve un Machiavelli liberale che faccia implodere il fronte riformista e socialista. La sinistra basta a se stessa. Per autodistruggersi, of course. Dalla storica scissione di palazzo Barberini fra Psi e Psdi, alle baruffe dell’Ulivo, le sorti di de Magistris a Napoli sono l’ultimo caso da manuale. Creare un fronte unico fra Pd, Sel e arancioni (che poi non esistono: de Magistris è forte di un consenso personale e indipendente) o continuare ognuno per la propria strada? Innanzitutto, non sono destituite di fondamento le riflessioni circa la natura massimalista dell’ex magistrato che mal si concilierebbe con la nuova cultura New Labour del partito renziano. Eppure, Renzi persegue – seguendo la strada di Bersani con l’alleanza Italia Bene Comune – una sorta di federazione con Nichi Vendola, che non possiamo sicuramente definire un conservatore alla destra di de Magistris. Eppure, Renzi sembrerebbe orientato a dare il via libera ad una strana operazione che Chiamparino sta mettendo su in Piemonte per preparare la sua candidatura a governatore: una lista civica, con pezzi di Nuovo […]