Lo scontro Enac-Ryanair di questi giorni potrebbe essere una discutibile misura protezionistica atta a favorire Alitalia e danneggiare i consumatori.
E’ l’accusa dell’Istituto Bruno Leoni, un pensatoio liberale, che sostiene che politica ed Enac stiano facendo di tutto per limitare la competizione.
“L’Enac negli ultimi anni non si è comportato come un regolatore indipendente – sostiene il dr. Giuricin – e la politica ha dato impressione in diverse occasioni di voler favorire un determinato vettore”.
La strategia politica, svela l’esperto, punta a spazzare la concorrenza di Alitalia dal mercato domestico, necessario per la ripresa economica della compagnia. Alitalia, infatti, nonostante i contribuenti si siano già fatti carico della famigerata bad company, chiuderà il 2009 con perdite operative superiori a 300 milioni di euro.
L’analisi evidenzia come la messa in fuori gioco di Ryanair porterà, in certe tratte, ad una nuova situazione di monopolio, con prezzi più alti per i clienti. Ma la realtà, potrebbe essere ancora peggiore. L’Enac, per ora, è strenuamente impegnata a dare al contenzioso un carattere squisitamente legale.
Il regolatore vorrebbe, infatti, che Ryanair riconoscesse la totale equipollenza dei documenti di identificazione, stabilita nel 2000 dal Dpr 445, noto ai più come la “legge sull’autocertificazione”. La compagnia irlandese, d’altra parte, accusa che è insensato accettare persone che si identificano a mezzo licenze regionali di pesca.
Molte dubbi, d’altronde, solleva il comportamento dell’Enac. L’ordinanza dell’ente che dà applicazione al decreto del 2000 è stata emanata appena dopo che Ryanair aveva implementato un sistema di biglietti elettronici che accetta solo le carte d’identità.
E’ ragionevole sostenere, inoltre, che fra l’entrata in vigore del Dpr e l’ordinanza dell’Enac, si siano affermate altre logiche relative alla messa in sicurezza degli aeroporti contro il rischio attentati.
L’Enac, per ora, si trincera dietro il pronunciamento del Tar del Lazio che respinge la richiesta di Ryanair di congelare l’ordinanza. In questo caso, vale la pena ricordare che questo tipo di giudizio del Tar è solo di legittimità; il tribunale, in pratica, si limita a sostenere che è vero che esiste quel decreto e che l’ordinanza dell’Enac è conforme a quel decreto. E’ molto probabile, però, che il giudizio di merito, davanti alla Corte dell’Unione Europea, che Ryanair minaccia di adire, possa essere favorevole alla compagnia irlandese.
La cosa più preoccupante, per i consumatori, è proprio l’opzione Strasburgo. La Ryanair, a fronte della palese ostilità dell’attuale maggioranza politica impegnata a tutelare quegli imprenditori che si fecero carico della Cai su espressa richiesta “dell’amico Berlusconi”, può essere incentivata ad arrendersi e a limitarsi ad adire la Corte europea. Il vettore irlandese, in quella sede, non avrà nulla da perdere, ma tutto da guadagnare, in quanto potrà chiedere, contestualmente, il risarcimento del danno; che, in quel caso, pagheranno un’altra volta i contribuenti.
C’è il rischio, quindi, che gli italiani, dopo aver pagato per salvare l’Alitalia, pagheranno ancora per l’aumento delle tariffe e per il risarcimento.
Ci troviamo, in definitiva, di fronte ad una ulteriore dimostrazione di quale bizantina concezione del diritto e del mercato guidi questo governo. Quando il mercato danneggia sicuramente i consumatori, come nel caso della privatizzazione dei servizi idrici, via al liberismo; quando può avere un effetto virtuoso, il governo diventa protezionista.