Chissà perché oggi tutti i giornali parlano dell’abbattimento del Mostro di Alimuri, ma quasi nessuno ci racconta che quello scheletro è di proprietà di una società, la SaAn, riferibile alla moglie del candidato alle primarie del Pd Andrea Cozzolino, Anna Normale.
Suggerisco che si taccia colpevolmente una notizia che rivelerebbe come, in Italia, i conflitti di interesse si dividono in due specie: quelli degli altri, “i cattivi”, i berluscones, e quelli degli amici degli amici o di esponenti di un ciò che un tempo si definiva “falce e cazzuola”: loro sono quelli buoni e il loro conflitto di interessi è Normale.
Si tace, dunque, che la proprietà acquisì quello scheletro, dopo vent’anni, quando già era emersa la natura presumibilmente abusiva del manufatto; dunque, si acquisì il Mostro per distruggerlo a proprie spese per filantropia, o per sedere al tavolo di possibili compensazioni che si sarebbero da lì a poco concretizzate?
Nel 2007, per incanto, Ministero dei Beni Culturali, Regione Campania, Provincia di Napoli giunsero ad un accordo assolutamente sfavorevole alla Cosa pubblica e favorevole alla famiglia Normale: un accordo per il quale i costi di abbattimento, stimabili in circa 1,1 milioni di euro, erano ripartiti fra la SaAn e, in via maggioritaria, la collettività; con Ministero, Regione e Provincia di Napoli che si facevano carico di oltre la metà dei costi di abbattimento. Allorquando Ministero, Regione e Provincia di Napoli erano espressione della stessa fazione politica di Andrea Cozzolino, marito dell’imprenditrice a cui era riferibile l’ecomostro. Allorquando la Regione Campania era guidata da Bassolino e Cozzolino era uno dei più influenti assessori di quella giunta. Allorquando Ministero, Regione e Provincia di Napoli stabilivano anche di farsi carico di probabili costi aggiuntivi legati alla demolizione e al consolidamento del costolone roccioso prospiciente l’ecomostro. Allorquando Ministero, Regione e Provincia di Napoli, in via compensativa, affidavano una concessione balneare (con buona pace della Bolkstein) alla proprietà dell’ecomostro. Allorquando Ministero, Regione e Provincia di Napoli concedevano alla SaAn, in via compensativa, un diritto a costruire altrove una volumetria pari allo scheletro abbattuto; oltre 18,000 mq, in deroga ai piani urbanistici locali.
Compensazioni, incredibilmente concesse per una struttura che aveva tutti i crismi dell’abuso. Vecchie storie? Non proprio. Il mostro è stato abbattuto, ma in danno alla proprietà, e già sappiamo che ci sarà un ricorso. La SaAn rivendica quell’accordo ancora come valido.
Per ora, dunque, paga ancora la collettività e non è escluso che una nuova querelle giudiziaria non esenti la SaAn dal versare alcunchè o, addirittura, riconosca loro un nuovo diritto alla compensazione.
Chi compenserà la collettività di quello scempio decennale, ovviamente, non è affare di una famiglia di imprenditori: ma è possibile che non sia affare di un politico, di un candidato alla guida della Regione Campania? E’ possibile che non ci sia un esponente del Pd che sollevi questioni di opportunità? Un esponente, in altri casi pronto a scomunicare le verande di Villa Certosa, ma colpevolmente silente sui conflitti di interesse di Andrea Cozzolino, in questo caso?
Nessuno vuole dimidiare i diritti dei congiunti di Cozzolino o i suoi personali a fare politica.
D’altronde, non ci sono conflitti fra l’Europa e Cozzolino e quest’ultimo potrebbe tranquillamente continuare a fare il deputato europeo, senza sollevare polemiche o questioni di opportunità. Non gliel’ha prescritto il medico di fare il governatore.
Ma è ammissibile che un partito che ha fatto del mantra del conflitto di interessi di Berlusconi la sua ragion d’essere non dica una parola su questa enormità?
A Bananas, evidentemente, sì. Con la complicità di molti giornali locali, che dimenticano di raccontarci a chi apparteneva il Mostro di Alimuri.