Ulivo, neocentrismo o Grosse Koalition? Il PD provinciale di Napoli chiude definitivamente a de Magistris, dopo l’assemblea di ieri sera, prontamente ribattezzata “Patto di Casoria”.
De Magistris, dal canto suo, dopo la sospensione occorsagli a seguito della condanna di primo grado, ai sensi della Legge Severino, dismessi i panni dell’uomo di lotta e di governo, ha prontamente scelto la prima, alzando i toni delle scontro, proprio con i Democrat.
Ma, in definitiva, la possibilità di una pax neoulivista – che tenesse dentro Dem e sinistra, capeggiata da de Magistris -, era già da tempo tramontata. Così come la trasformazione di de Magistris in leader moderato e istituzionale, ora che, messo all’angolo dalla Legge Severino, risfodera le armi della “rivoluzione arancione”, e riprende a mobilitare uno zoccolo duro di consenso composto da vari pezzi della svariata galassia della sinistra radicale e anti-sistema.
Con il Patto di Casoria, il PD – coerentemente con i suoi recenti trascorsi – riconferma un’opzione socialdemocratica? Un’opzione che tenga fuori la varie sinistre arcobaleno, rifondazioni, eccetera, da una coalizione per il governo?
Presto per dirlo. Innanzitutto, il PD ha già dimostrato di poter vincere senza l’ala sinistra, giacche è da due legislature che le varie sigle comuniste sono scomparse da Montecitorio; alle ultime elezioni, la stessa SEL manco sarebbe entrata in Parlamento senza l’apparentamento con il PD.
Quel PD, però, era maggiormente caratterizzato a sinistra, rispetto all’attuale, a trazione tosco-margheritina.
A Napoli, inoltre, grazie alla figura carismatica di de Magistris, il cluster di partiti dallo zero virgola che ha appoggiato l’ex PM vale parecchio di più in termini di consenso. La strategia locale democratica dovrebbe tenere presente che il mondo rappresentato da de Magistris può forse da solo non vincere le elezioni, ma può essere sempre in grado di far perdere proprio il PD.
L’idea che la sospensione di de Magistris produca un indebolimento tale da consentire al PD di dargli una spallata potrebbe risultare velleitaria.
Da sindaco “di strada”, de Magistris si è lanciato in una vera e propria campagna elettorale: non dovendo scegliere più fra la lotta e il governo, pratica la lotta, che è la cosa che gli riesce meglio.
Lotta che potrà fruttargli nuovi voti, mentre i mandarini dei partiti discutono di oziose regole per le primarie. Riguardo a questo nuovo bacino di consenso, per l’ex PM, in definitiva, si tratta di decidere che fare: metterli come posta sul tavolo di chi o provare a “scassare” un’altra volta praticamente da solo alle elezioni?
Il PD, dal canto suo, ha dimostrato che le elezioni le vince al centro e non con la sinistra radicale. L’eterogenesi dei fini, dato che la strategia neocentrista, o più propriamente del centro-sinistra, era un pallino proprio di D’Alema, che si ritrova intanto ad aver subito un esproprio rutelliano della ditta… Ma a Napoli, questa opzione neocentrista potrebbe non essere quella vincente. A meno di non considerare spregiudicate operazioni che mettano insieme pezzi dei Dem con il Gal e Carlo Aveta, di cui pure si parla in questi giorni.
L’aspetto più complesso per i Dem, infine, è che, rinunciando a de Magistris ora, e magari a Vendola e Civati domani, dovranno cooptare qualcuno: ma la pedina con la quale sostituire la sinistra non è una nuova Balena Bianca, ma un partito che si chiama Nuovo Centro Destra. Forse, un po’ troppo anche per il più post-ideologico degli elettori democratici. La coalizione Dem, dunque, si spingerebbe – non fino al centro -, ma fino alla destra. Una Grosse Koalition che, da strategia emergenziale, diventerebbe tattica ordinaria.
Funzionerebbe a livello elettorale?
Se Civati uscisse dal PD, chi coprirebbe il Nazzareno a sinistra?
E, soprattutto, può funzionare a Napoli e in Campania?
Il sociologo David Ingleheart notava che, alla diminuzione del reddito, aumentava la polarizzazione politica. Napoli, lazzarona, ribelle e anarcoide, premierà sempre la sinistra: e un PD da Grosse Koalition, qui, può rimetterci le penne.