Esiste un conflitto di interessi fra Stati, multinazionali e politici prestati alle imprese?
E se Romano Prodi avesse accettato di lavorare per Gazprom, il gigante russo dell’energia? Negli ultimi giorni dello scorso governo Prodi, il nostro premier ha ricevuto, infatti, una proposta da Gazprom.
Prodi sarebbe dovuto diventare chairman di South Stream AG, la società di proprietà Gazprom –Eni, responsabile per parte del nuovo progetto South Stream. Con signorilità e senso dello Stato, il nostro ex premier ha rifiutato. Esiste, infatti, una oscura maglia di relazioni fra uomini d’affari del settore del petrolio e politici che è oramai endemica.
Accade in Russia, dove i politici più influenti siedono nei consigli di amministrazione dei giganti dell’energia; ma è così anche in America, dove i Bush sono il più lapalissiano esempio di questa nuova genia di padroni del vapore e politici influenti. E’ legittimo ritenere che esista una strategia di Gazprom di legare a sé personaggi influenti al fine di ottenere decisioni politiche compatibili con gli interessi dell’azienda?
Quale che sia la vostra risposta a questa domanda, ribadiamo che Prodi ha rifiutato l’offerta. Ma così non ha fatto l’ex premier tedesco Gerhard Schröder, messo a capo della Nord Stream AG, partecipata da due società tedesche, ma con il 51% saldamente in mano russa.
Proprio South Stream, inoltre, ha suscitato molto perplessità.
Il progetto è stato accusato di essere uno strumento politico per rafforzare l’egemonia russa in campo energetico. South Stream dovrà competere, infatti, con Nabucco, il progetto ufficialmente appoggiato dalla Ue. Nabucco, in particolare, sarà l’unico oleodotto che bypasserà la Russia; dal Mar Caspio, la pipeline arriverà sulle sponde europee del Mar Nero passando per Azerbaigian e Georgia. Così facendo la Ue potrebbe importare risorse direttamente dal Kazakistan e dal Turkmenistan, e in prospettiva anche da Iran e Iraq, senza passare per la Russia. Secondo alcune analisi costi benefici, Nabucco sarebbe molto più conveniente.
Ecco che, allora, i malevoli hanno supposto che South Stream serva solo a spiazzare Nabucco: contemporaneamente “aggirando” anche il problema della riottosa Ucraina. Il gas di Mosca, infatti, così non passerà più per Kiev. Ma se l’Unione Europea punta su Nabucco, ha senso per gli Stati nazionali puntare anche su South Stream?
E’ giusto che le aziende si muovano in autonomia. Ma questo intreccio di interessi con statisti è assolutamente preoccupante. Infine, un’ultima novità. Dopo l’ultimo conflitto russo georgiano, le regioni georgiane di Abcazia e Ossezia, abitate da russi, si sono dichiarate autonome e sovrane. Nabucco dovrebbe passare proprio vicino a questi nuovi confini.
E per il progetto europeo non è una buona notizia.