La posizione dell’Iran sul suo dibattuto programma nucleare è, secondo gli Usa, deludente.
Botta e risposta al vetriolo fra la diplomazia americana e persiana, quindi. Ieri, infatti, il segretario alla difesa Usa Robert Gates, da Ankara, ha definito “deludente” la risposta dell’Iran alle proposte sul programma nucleare avanzate dall’Occidente e ha detto di non ritenere che Usa e Teheran siano vicini ad un accordo. E’ una vera delusione per il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki che, durante la prima giornata della conferenza internazionale sulla sicurezza, a Monaco di Baviera, l’alto ieri, aveva detto che riteneva prossimo il tanto agognato accordo.
La proposta di Teheran di far arricchire l’uranio all’estero, in quantità non pre-negoziate, al fine di garantire che il proprio programma nucleare sia, realmente, solo civile, fugando i dubbi circa un eventuale utilizzo del nucleare per scopi militari, è, almeno per ora, bocciata, da Washington. Ma “la porta della diplomazia con l’Iran rimane aperta”, ha assicurato il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, James Jones, durante la seconda giornata della conferenza internazionale sulla sicurezza. Gli americani, infatti, stanno facendo pressione, alternando il bastone e la carota, e giocando a carte scoperte.
L’Iran sa che gli Stati Uniti sono pronti ad un intervento militare contro i siti nucleari iraniani, ma sa anche che Washington è consapevole che un’eventuale rappresaglia di Teheran raggiungerebbe l’obiettivo: bloccare lo Stretto di Hormuz, fondamentale dal punto di vista commerciale, e colpire Israele attraverso, gruppi satelliti armati dall’Iran, come Hezbollah e Hamas, con conseguenze difficilmente preventivabili anche per un colosso militare come Gerusalemme. Secondo alcune fonti, esisterebbe anche un piano di mutua difesa fra l’Iran e la Siria.
“Il livello senza precedenti del consenso internazionale e unità nei confronti dell’Iran rispetto al suo programma nucleare – ha subito sottolineato da Monaco Jones – dimostra che Teheran deve assumersi le proprie responsabilità o rischia sanzioni più forti e forse anche un maggiore isolamento”. La dichiarazione di Jones è stata anche una risposta al presidente del Parlamento iraniano Ali Larijani che, da Teheran, in occasione di una parata militare dove sono stati presentati nuovi missili, aveva liquidato come “un imbroglio” la proposta occidentale.
Il conflitto con l’Iran, infatti, verte sulle quantità di uranio da far arricchire all’estero. Il gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) spinge affinché l’Iran consegni il 70% dell’uranio posseduto che, una volta arricchito all’estero, al 20%, verrebbe obbligatoriamente utilizzato per la produzione di isotopi per la cura dei tumori. L’Iran, invece, vorrebbe poter decidere unilateralmente delle quantità di uranio da arricchire; la proposta occidentale, infatti, impedirebbe all’Iran di arricchire ulteriormente l’uranio, per scopi militari.
Per ora Teheran è capace di arricchire l’uranio fino al 3,5% ma il presidente Ahmadinejad ha detto che il Paese, fra poco, sarà in grado di arricchirlo oltre al 20%, come per usi militari.
La ritrosia dell’Iran a consegnare l’uranio, come da proposta occidentale, d’altronde, sarebbe la prova che l’Iran vuole raggiungere percentuali di arricchimento adatte agli usi militari.
In questi giorni, per cautelarsi, il presidente Obama ha dispiegato nuove truppe sul Golfo Persico, allertate per un eventuale lancio missilistico dell’Iran. Gli Stati Uniti hanno serrato le fila dei loro partner mediorientali, anch’essi preoccupati dal tentativo di Teheran di diventare la nazione leader dell’area, attraverso la potenza militare e la minaccia dell’uso della forza.