Terrorismo islamista ma non solo, al-Qaeda si ramifica dal Caucaso al Bangladesh, mentre sale il numero delle morti fra i civili. Iraq e Afganistan i Paesi col maggior numero di vittime e attentati. Ecco i dati.
14.499 attacchi terroristici, l’ultimo anno, con più di 22.000 morti e 67.000 feriti. Il 43 percento del totale delle vittime, circa 6. 200 morti, è concentrato nel solo Iraq: già nel 2006, l’Iraq forniva il 60% del totale.
E’ quanto emerge dalla lettura dell’ultimo report del National Counterterrorism Center (scaricalo qui).
Il numero di attentati in Europa ed America – secondo l’autorevole fonte – sta notevolmente calando: ma aumenta in modo esponenziale in Africa – Somalia, Kenia e Nigeria, più 96% – e Afganistan – più 16% -. Iraq, Afganistan, Pakistan, India e Thailandia, sono i Paesi più colpiti dagli attacchi.
La maggioranza degli attentati è realizzata con strumenti convenzionali (bombe, fucili), ma
è forte l’aumento del ricorso a tecniche suicide (suicide bombing, più 50 percento; suicide car bombing, più 40). Gli attacchi suicidi, tuttavia, rappresentano solo il 3% del totale.
I musulmani sono il primo gruppo religioso ad essere colpito (il 50% delle vittime di attacchi terroristici). Si tratta di uccisioni realizzate in parte proprio dai movimenti islamismi, a riprova del fatto che il terrorismo jihadista non solo deve combattere gli infedeli, ma anche l’opposizione interna; 100 moschee sono state fatte saltare in aria, l’ultimo anno.
Aumentano gli attacchi agli innocenti e agli obiettivi non militari: ben il 70% del totale di vittime e feriti è rappresentato da civili; ed è stato registrato il 67% di aumento di attacchi contro le strutture scolastiche.
I dati del report permettono di verificare come la guerra al terrore intrapresa dall’Amministrazione Bush abbia in realtà aumentato il numero di attentati e vittime; questo aumento ha interessato soprattutto i Paesi oggetto dell’intervento diretto statunitense, Iraq e Afganistan.
Il terrorismo di matrice islamista, nonostante la propria sovraesposizione mediatica, non è la prima minaccia terroristica. Bisogna comunque precisare che la moltiplicazione dei gruppi terroristici – attraverso scissioni o lotte intestine – non consente di identificare la maggioranza degli attacchi: il 64 percento del totale degli attacchi è considerato, infatti, di gruppi anonimi.
Il Global Terrorism Db dell’Università del Michigan (per il periodo 1998/2004) indica che il maggior numero di attentati (1269) è stato eseguito dai gruppi etnonazionalisti. Tali gruppi includono anche movimenti politici o religiosi, ma vengono classificati come nazionalisti in quanto l’obiettivo indipendentista è il principale. Si tratta di organizzazioni come le Tigri Tamil, Ribelli Hutu, Farc, il Fronte Tritura (India), Egbesu (Nigeria), nazionalisti irlandesi e kosovari.
I gruppi prettamente religiosi si attestano al secondo posto, con 991 attentati. Si tratta soprattutto di movimenti islamismi, ma sarebbe meglio parlare di galassia jihadista; ogni unità terroristica, infatti, non è formata propriamente da un gruppo ma da una rete, un cluster, relativamente autonomo eppure in grado di seguire una strategia condivisa. Proprio Al Qaeda è la dimostrazione di questa articolazione, come il caso dei network di Al-Qa’ida in the Islamic Maghreb (AQIM) o Al-Qa’ida in Irak dimostrano.
Al-Qa’ida, anche attraverso le sigle di cluster affiliati, è il nome più ricorrente.
Le nazioni più funestate dagli attacchi terroristici, Iraq e Afganistan, vedono anche la presenza del maggior numero di organizzazioni attive sul territorio.
In Iraq operano Abu Musab al-Zarqawi, affiliato di al-Qaeda; Brigate Al-Faruq, la jamaat Ansar al-Sunna; i mujahideen al ta’ifa al-Mansoura, il gruppo jidaista Ansar al-Islam.
L’Afganistan, invece, è appannaggio di unità legate ai Talibani e di Hezb-e-Islami Gulbuddin.
I gruppi che hanno aumentato significativamente le loro attività sono (in Libano) Fatah al-Islam e Hezbollah – quest’ultimo, con Hamas, rappresenta la testa d’ariete dell’Iran – Lashkar-e-Toiba e Jaish-e-Mohammed (India e Pakistan), Jamaat-ul-Mujahideen (Bangladesh) e Abu Sayyaf (Filippine).
Il terzo posto per maggior numero di attentati è occupato, con 844 casi accertati, dai gruppi comunisti: le Farc (Colombia) e UnitA (Angola) sono le due organizzazioni che hanno messo a segno il maggior numero di colpi.