Post tutto cittadino, oggi, per commentare “l’appoggio” del Pd, in consiglio comunale; con le dichiarazioni del capogruppo Ciro Fiola che, in aula, ha affermato che i consiglieri democrat, nonostante la segreteria indicasse di non votare il bilancio targato de Magistris, avrebbero garantito il numero legale.
Alla fine, il bilancio è passato, anche con le astensioni strategiche di alcuni consiglieri Pd.
Un appoggio sui generis, dunque. Una sorta di soccorso esterno o di desistenza. Che suscita polemiche.
Trovo personalmente singolare che, per un partito affetto dalla sindrome dei franchi tiratori – da Marini a Prodi fino alla querelle sul voto segreto o palese sulla decadenza del Cavaliere -, la scelta di non boicottare il bilancio de Magistris venga additata, da alcuni, con sdegno.
Già mi risulta difficile capire perché il Pd possa appoggiare le larghe intese con il Caimano e non le intese a sinistra con de Magistris, sulla scena locale.
Ammesso che il Pd, oggi, è opposizione al sindaco: ma non si era blaterato per anni, a tutti i livelli, di opposizioni responsabili? Che il Pd avrebbe votato i provvedimenti utili per la città? Provvedimenti che, evidentemente, i consiglieri democrat reputano “utili per la città”. Come è avvenuto, suscitando uguale riprovazione, per la delibera di accorpamento delle partecipate.
I consiglieri, d’altronde, ieri, non hanno neanche votato a favore, limitandosi all’astensione. Una scelta reponsabile; dunque, perché non più in linea col partito?
Certo, ogni partito ha le sue regole di democrazia interna e non mi sfugge che il segretario Cimmino aveva deciso altro.
Ma, d’altronde, questa desistenza è coerente con la linea di “opposizione responsabile” a cui il partito, anche su scala nazionale, fa riferimento.
E’ ovvio che, nel caso napoletano, la “desistenza” dei consiglieri dem non serva per ribaltoni o per pratiche trasformistiche. Le preferenze di cui godono gli eletti del Pd sono la migliore risposta alle ingiuriose accuse di essere “attaccati alla poltrona”, che in queste ore hanno ricevuto.
C’è, ovviamente, un problema di linea all’interno del partito, nella quale non mi ingerisco. Polemiche che investono anche il tema del “mandato imperativo” dei consiglieri.
Non mi resta che sperare che, magari, questi nodi vengano sciolti dal congresso del Pd.
Appunto: segreterie che non si nominano o congressi che non arrivano. O che, forse, arriveranno dopo il congresso nazionale.
Insomma, chi aspetta il Pd, rischia di essere come chi aspettava, all’infinito, il signor Godot di Beckett.