Crollano nettamente i redditi delle famiglie. E siamo tutti più poveri.
E’ quanto emerge dagli ultimi report dell’Istat, la cui lettura congiunta porta a ritenere che, a contrario di quanto sostenuto dal governo, l’idea che la crisi sia alle spalle sia più una speranza che un’analisi.
Anzi, la compressione del reddito delle famiglie, nel quarto trimestre del 2009, è la più rilevante degli ultimi venti anni. Secondo gli esperti di via Cesare Balbo, infatti, il reddito degli italiani, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, è calato del 2,8% rispetto ad un anno prima. A questa crisi fa da contraltare, inoltre, una contrazione del Pil che, rispetto al trimestre precedente è dello 0,3%, ma che lungo tutto il 2009 è pari ad un allarmante meno 5,1%. In termini reali, invece, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto a quello di un anno prima. La morale della favola è che la crisi c’è e l’Italia la subisce peggio degli altri Paesi.
I dati dell’Istat, infatti, si prestano ad una analisi politica impietosa per il governo in carica. Perché le performance del sistema Paese non sono pessime solo in termini assoluti, ma soprattutto in comparazione a quanto hanno fatto gli altri Paesi della zona Euro. Perché il PIL dell’Europa è addirittura cresciuto dello 0,1 per cento in termini congiunturali. E, pur diminuendo in termini tendenziali, a causa della crisi, lo fa con un trend nettamente migliore rispetto all’Italia, registrando un calo del 2,1 per cento, in zona Euro. Al contempo, la forbice rispetto ai Paesi guida è ancora più impietosa, perché Germania e Francia calano di molto meno: del 2,4, la Germania e, addirittura, solo dello 0,3 per cento, la Francia.
La crisi del sistema Paese, d’altronde, coinvolge vari aspetti, in un perverso effetto domino: anche la propensione al risparmio delle famiglie è diminuita, infatti, rispetto al corrispondente periodo del 2008 (-0,7%). Perfino i matrimoni sono in flessione: meno 247 mila, rispetto al 2008. In contrazione anche la spesa (-1,9%), le vendite al dettaglio (- 2,6%) e gli occupati (- 1,8%). Dal “lavorare meno, lavorare tutti” al lavorare in meno e guadagnare un po’ di più? Non è proprio così: le retribuzioni registrano un +2,1%, ma solo sui contratti collettivi nazionali di lavoro che, in realtà, riguardano solo il 54,8% degli occupati.
Male anche i profitti delle società non finanziarie che vedono un lieve miglioramento su base trimestrale ma una flessione di ben 1,8 punti percentuali su base annuale.
Sono positivi solo quei dati che i consumatori preferirebbero tenere calmierati, come i prezzi al consumo: + 1,2%.
Di fronte al naufragio dell’economia, tuona il segretario della Cgil Epifani: “Essendo precipitati molto, la risalita è praticamente invisibile e, quindi, siamo in una fase che si prolungherà, purtroppo. Tanto più se il Governo non fa nulla.” Secondo la Confederazione degli agricoltori, d’altronde, il 40% degli italiani ha tagliato la propria spesa e addirittura il 60% ha cambiato il proprio menu.