Al via un progetto che ricalca gli studi militari americani, capace di fornire energia pulita e svincolata dalle incognite geopolitiche
Il futuro dell’energia solare è nello spazio. E’, infatti, possibile attivare pannelli fotovoltaici che captano i raggi del sole direttamente in orbita, dove si captano 1.366 watts/m2; superando problemi fisici come la situazione meteorologica, il rapporto esposizione solare/ore e la latitudine.
La società Space Energy ha annunciato di voler lanciare in orbita satelliti che funzionano come centrali fotovoltaiche, in grado di generare e trasmettere energia elettrica ai ricevitori sulla Terra, attraverso onde radio a bassa frequenza.
Da una pannellazione di un chilometro si può, infatti, ricavare energia equivalente alla produzione annua di tutti i giacimenti di petrolio esistenti.
Così come bel caso di tante altre recenti rivoluzioni nella cultura e nella società – basta pensare ad internet – il progetto della Space Energy ricalca un precedente studio militare del governo degli Stati Uniti che risale all’ottobre 2007.
Lo US National Security Strategy, infatti, aveva il mandato, da parte del Dipartimento della Difesa, di ricercare alternative all’attuale paradigma energetico basato sul petrolio, al fine di garantire la sicurezza energetica nazionale. Gli USA sono un importatore netto; quindi, i principali strateghi del Pentagono hanno incominciato a sottoporre ad analisi costi-benefici modelli energetici alternativi che non fossero legati a risorse esauribili o localizzate in Paesi terzi sui quali gravano incognite di tipo geopolitico.
Lo US National Security Strategy ha, infine, aggiornato un progetto, chiamato Space Based Solar Power (SBSP), che risale a 40 anni fa. L’evoluzione tecnologica, oltre all’aumento del costo del petrolio al barile, ha reso subito praticabile questa opzione, nonostante la ricerca vi abbia destinato solo 80 milioni di dollari, contro i 21 miliardi drenati dagli studi sul nucleare.
Dopo l’undici settembre, quando il barile di petrolio è passato da 15 ad 80 dollari, gli esperti americani hanno capito che era necessaria un’accelerazione allo SBSP.
L’unione fa la forza: e abbassa anche i costi. Non aveva senso – almeno per gli esperti – portare avanti il progetto solo in ottica nazionale. Da un punto di vista schiettamente militare, inoltre, molti conflitti attuali sono legati alla scarsità di energia immediatamente disponibile per tutti. Più energia può quindi significare meno guerre. D’altronde il sole è un bene pubblico, e la tecnologia usata nel progetto può essere alla portata di molte nazioni.
Così, a marzo 2007, il National Security Space Office (NSSO) e l’Advanced Concepts Office hanno lanciato un forum internet aperto a tutti gli esperti del mondo e alle aziende pronte ad investire.
Con il progetto della Space Energy prende forma, forse, un nuovo paradigma energetico. Pulito, universale ed economicamente sostenibile.