La normalizzazione dell'emergenza rifiuti
Napoli – Pneumatici bruciati, di auto e di tir, lavatrici, scorie di varia foggia, colore e puzza. Sono sullo svincolo di via Giliberti in via Galileo Ferraris, zona Napoli est, a pochi chilometri dalla stazione centrale e dal Centro direzionale, l’avveniristico quartiere degli affari che avrebbe dovuto simboleggiare, negli anni 90, la rinascita di una città, Napoli, schizzofrenicamente oscillante tra brevi ed illusori rinascimenti e lunghi e bui medioevi. E’ la dolorosa cartolina che Terra ha voluto scrivere per i suoi lettori. Il viaggio parte dall’inizio dell’Asse Mediano – grande bretella fra Napoli e i comuni dell’aria nord e flegrea -, a metà fra le zone della Toscanella e di Chiaiano, da una parte, e Scampia, dall’altra. La superstrada si arrampica fra grigi palazzoni e brandelli di campi, che ci raccontano di quando Chiaiano era sola nota per una pregiata produzione di ciliegie. Un’intera piazzola dell’Asse Mediano, davanti a Scampia, è occupata da rifiuti. Sotto, prima dei palazzoni dell’edilizia 167 che si stagliano all’orizzonte, dei campi, percorsi da strade rustiche, anch’esse cosparse di immondizia, per le quali si aggirano romanì o sinti intenti a pizzicare qualcosa da riciclare. Percorrendo la superstrada si sbuca in un altro luogo oramai noto in questa geografia dell’anima […]