Zaia, Galan e l'agricoltura meridionale
Per la destra berlusconiana, l’agricoltura è “cosa nostra”. Da Zaia a Galan, il potere è veneto, amico e vicino al Nord. Eppure, nonostante la giusta importanza dell’agricoltura padana, è noto che il settore primario di qualità rappresenti una delle eccellenze del Sud, uno di quei pochi fattori cui vincolarne lo sviluppo. Soprattutto con la fine dell’intervento straordinario, e l’idea di creare una grande industria fordista di Stato, le elite politiche italiane sembrano aver accettato il fatto che il Mezzogiorno viri verso una postmodernità fatta di terziario e quaternario, avendo forzosamente saltato la modernità industriale. Ma, per il Pdl a trazione leghista, non c’è settore che possa essere lasciato al Mezzogiorno: industria, turismo, agricoltura, la Lega ha costruito un’ideologia per cui il Settentrione debba essere ristorato degli scempi della “Roma ladrona” e dell’assistenzialismo lazzarone. Nonostante il Nord sia sviluppato, e la forbice con il Sud si allarghi sempre di più, dallo scandalo delle quote latte, al sostegno di Zaia alla mozzarella di bufala di Cremona, i ministri dell’agricoltura del Pdl sono una manna per la “Padania” e una iattura per il Meridione. Eppure, le vocazioni naturali imporrebbero che il governo, almeno nell’agricoltura, fosse solo un po’ più filomeridionale. In Italia, infatti, […]