La questione della decadenza di Berlusconi è indecente e i contorsionismi che ci sono stati nella Giunta per le autorizzazioni a procedere stanno trasformano l’affaire in farsa.
Un accordo politico del Pd per salvare Berlusconi non è in sé scandaloso, infatti. Certo, farebbe strame del diritto: la Giunta né è un organo giurisdizionale che possa emendare una sentenza definitiva né, come un giudice ordinario, ha il potere di eccepire questioni di costituzionalità e di inviare la Severino alla Consulta.
Ma, proprio perché trattasi di organo politico, può decidere secondo politica: i componenti della Giunta non hanno vinto un concorso pubblico, ma hanno vinto (o forse non vinto) le elezioni.
Dunque, la politica può, in linea teorica, trovare una via d’uscita, attraverso intese, interpretazioni, dilazioni.
Il tempo, come in musica, in politica, conta.
Accordarsi fra partner politici è fisiologico; lo scandalo, in definitiva, è che la controparte è “impresentabile”: è il Caimano, il pregiudicato Berlusconi.
Allora, delle due l’una: o si fanno le grandi intese, si riconoscono gli interlocutori come legittimi e si fanno accordi politici alla luce del sole, oppure se questi interlocutori sono impresentabili, non si fanno le grandi intese.
Senza salvare capre e cavoli, grazie agli interventi di Napolitano, in un clima da retroscena che include grazie quirinalizie e crisi pilotate che portino ad un Letta bis.
Se le grandi intese diventano piccole e mediocri perché la controparte è impresentabile, si vada alle urne, pronti a pagarne le conseguenze.
E ad assistere, semmai, nuovamente all’eterogenesi dei fini: con Renzi che o perde le elezioni o le vince con le liste fatte da Epifani, dato che il Congresso si congelerebbe. E con la possibilità, dunque, per il sindaco fiorentino, di governare come un’anatra zoppa e di fare la fine di Prodi.
Quelle sarebbero lacrime più amare di quelle di Violante.