Energia: produrne meno – ed in modo sostenibile – goderne tutti. Questa è la sfida lanciata con il microsolare dalla Grameen Shakti, la società non-profit di energie rinnovabili parte del gruppo Grameen.
Dipal Barua, cofondatore della compagnia ha, infatti, recentemente vinto il Future Energy Prize 2009, che gli è stato personalmente consegnato dal principe degli Emirati Arabi Mohammed bin Zayed. Barua ha vinto una borsa di 1,5 milioni di dollari che reinvestirà subito per istituire una borsa di studio per donne imprenditrici.
Ma che cosa fa la Shakti e perché questa storia interessa agli Emirati e, in prospettiva, al mondo intero?
L’azienda sta alle energie rinnovabili come la Grameen Bank sta al microcredito e alla finanza. Il professore Muhammad Yunus, infatti, attraverso la Grameen Bank, ha creato un’istituzione che ha permesso a moltissimi poveri di migliorare le proprie condizioni di vita; grazie alle concessioni di prestiti che le banche tradizionali non erano disposti ad erogare, a fronte dell’assenza di garanzie reali che i richiedenti potevano offrire. Ma nel Bangladesh, dove i contadini sono poveri e nullatenenti, come “rompere” il circolo vizioso della povertà?
Yunus ha dimostrato che gli indici di solvibilità dei poveri erano uguali a quelli degli altri.
Così, Barua ha notato come lo sviluppo non solo dipenda dall’accesso al credito, ma anche della disponibilità di risorse che trainino la crescita. Come l’energia a minor prezzo: che faccia da volano allo sviluppo delle campagne.
La Shakti ha permesso a centinaia di migliaia di poveri contadini del Bangladesh di ottenere energia dal sole, risparmiare denaro, trasformare interi villaggi e contribuire alla salvaguardia del pianeta evitando che tantissime tonnellate di gas serra fossero immesse nell’atmosfera.
Quando Barrua ha iniziato la sua avventura, nel 1996, soltanto il 15 per cento delle persone in Bangladesh avevano accesso all’elettricità. La Shakti, così, ha dimostrato che l’energia fotovoltaica è assolutamente efficiente dal punto di vista economico. Già oggi, le famiglie europee possono istallare piccoli impianti residenziali, il cui costo viene ammortizzato in una decina di anni. La micropannellazione proposta dalla Shakti, inoltre, rivela che è ancora possibile abbassare i prezzi.
Al di là del diverso fabbisogno energetico delle famiglie del Bangladesh, rispetto a quelle europee, il fotovoltaico di ultima generazione può sostenere parte del consumo energetico di molti Paesi industrializzati. Infatti, il progetto interessa anche gli Emirati, fra i leader nella produzione di petrolio.
L’idea di Yunus-Barrua ha funzionato grazie alla virtuosa sinergia fra contadini e istituzioni. Per ogni pannello, lo Stato offre un contributo ed un prestito a basse percentuali di interesse, mentre la Grameen presta soldi attraverso il microcredito. Ancora contributi pubblici, dunque? Certo: ma i sussidi sono molto minori da quelli previsti per sostenere una politica energetica basata su altre fonti meno virtuose.